C’è da dire che

ieri leggevo di Camilla Vallejo, questa ragazza acqua e sapone con 23 anni e un gran fegato che ha risposto alla domanda: può una rivoluzione partire dal basso in Cile? Possono degli studenti rivendicare il loro diritto ad un'istruzione pubblica?

Camilla ha risposto a queste domande facendo una cosa che qui in Italia (e ultimamente un po' dappertutto) abbiamo smesso di fare da un bel po': agire.

Ha fondato il Fech Federaciòn de Estudiantes Universidad de Chile

E il Cile giovane, quello che vuole studiare senza sé e senza ma, quello che si è stancato di dare per buoni gli errori delle generazioni precedenti, si è deciso a vomitare addosso al governo cosa c'è che non va.

Migliaia di studenti guidati da questa ragazza fanno sentire le loro opinioni a colpi di iniziative a metà strada tra le performances e le manifestazioni sindacali.

Un esempio è l'evento di sabato 30 luglio in Plaza de Armas intitolato “1800 paraguas por la educación: llueva o truene seguimos luchando” (1800 ombrelli per l'istruzione: piove o tuona continuiamo a lottare) che ha raggiunto il suo momento più cool con  thriller un flash mob che in cui gli studenti travestiti da zombie hanno sottolineato la loro condizione di emarginati dalle scelte governative portando in piazza le scene del video di Michael Jackson.

Tutto questo per dire che ancora una volta il Cile ci dà una lezione sulla speranza e sul valore della lotta per i propri diritti. E mentre noi ce ne stiamo qui a lamentarci chi veramente ha ancora dei motivi per ribellarsi a quello che non va scende in piazza a farsi sentire. E chi a tutto questo risponde che non serve a niente, che tanto le cose non cambiano e che si tratta soltanto di atteggiamenti fricchettoni e utopici, io credo abbia già perso quella che rimane la più grande caratteristica e il più grande talento di noi esseri umani: la capacità di sognare.

Eccovi la canzone giusta per questo post (e anche il video correlato credo faccia al caso nostro):

http://www.youtube.com/watch?v=fyHYSVszJzI&feature=fvwrel

Regioni..

La scorsa settimana mi è capitato di vedere un’intervista a Carmen Consoli in tv su All Music.
Per chi si fosse perso questo particolare io adoro Carmen Consoli, ma non è questo che ha reso ai miei occhi l’intervista interessante.
Il fatto è che la Cantantessa ha toccato un argomento a me molto caro: gli elementi della sua regione che si riflettono nel suo carattere. E poiché Carmen è siciliana, tra gli elementi siculi che la caratterizzano sono il vulcano e il mare.
Per me che vengo dalla Campania -senza voler con questo in alcun modo paragonarmi a lei, per carità-  il vulcano e il mare sono parte integrante di me.
Posso essere incazzusa come il vulcano e calma e spirituale  come il mare.

Il ritorno in Italia ha fatto ribollire molta lava dentro di me, ma per fortuna sto imparando a sbollirla e ad incanalarla in qualcosa di positivo.

Ciò, di cui non ho avuto occasione di parlare prima, che mi fa ancora incazzare molto è, ovviamente, la mancanza di rispetto per le persone che questo Bel Paese si porta dietro quasi con orgoglio.
E non mi riferisco solo alla "abbronzatura" di Obama…
E forse non mi riferisco neanche solo all’Italia.
Ho guardato parecchia tv in questi giorni lontana da internet, le informazioni che mi hanno colpita è che ora rispetto ad una settimana fa:

1) So che due ragazze lesbiche poiché si stavano baciando in Piazza Bellini a Napoli un anno fa, sono state aggredite ed insultate. E so anche che un anno dopo ad altre due ragazze poiché erano abbracciate in un bar sono stati lanciati dei bicchieri, tanto da lasciare le cicatrici di quell’abbraccio sul viso di una delle due.
2) So che questo tipo di notizie le ritrovi soltanto nell’archivio di Arcigay o Arcilesbica, e giusto qualche trafiletto -quando va bene- nella stampa nazionale.
3) So che tutto questo non è un problema di Napoli, ma di tutt’Italia.
4) So che siamo in Europa già da un pezzo ormai e non ho capito come dato che il razzismo, l’essere bigotti e l’ipocrisia non rientrano nelle caratteristiche che un Paese deve avere per essere europeo.
5) So che il nostro Presidente del Consiglio attuale non si è reso conto che l’"abbronzatura" o meno di un Presidente degli USA non dovrebbe essere né un motivo di vanto né un motivo di disprezzo, così come quando è stato eletto lui non si è detto -chi era contento che fosse stato eletto- che era una cosa positiva perché era milanese, o perché era basso.
6) So che in un reportage a Memphis in visita al luogo dov’è stato assassinato Martin Luther King ci si è resi conto che il 99% dei visitatori era composto da afroamericani, nonostante Martin Luther King sia passato alla storia per aver detto cose fondamentali che andavano oltre il razzismo.
7) So che questo nuovo Presidente Americano non avrà vita facile, ma so anche che la sua vittoria è una conquista storica e che è l’unica buona notizia dell’ultima settimana…ed il fatto che quest’unica buona notizia non sia riferita al Paese in cui vivo dice tanto.

Armatevi e partite

Ci sono abituata alle manifestazioni. Ho manifestato nella mia piccola città di provincia contro le varie riforme scolastiche per anni, dalla riforma Berlinguer alla riforma Moratti. Sempre pacificamente, striscioni e canzoncine, niente di serio, e forse neanche niente di utile visti i risultati.
Oggi e ieri e negli ultimi giorni non ero lì a manifestare con i miei colleghi universitari. Non c’ero perché l’aver manifestato in passato mi ha purtroppo marchiato con un bollino pericolosissimo che dice tanto-non-serve-a-niente-che-manifesto-a-fare. E sbaglio a non farlo, perché deve servire a qualcosa.
Però voglio parlarne di quello che sta succedendo. E voglio raccontarlo perché non tutti se ne rendono conto, soprattutto chi vive fuori da questa realtà a me, purtroppo, vicina.
E la realtà è che la forza dei manifestanti di questa battaglia era nel non schierarsi politicamente, in modo da non farsi strumentalizzare, e invece oggi questo bel sogno degli universitari contro la politica si è incrinato.
Il problema è che non si è incrinato per caso, non si è incrinato perché è davvero così.
E mentre attraversavo l’Italia in treno oggi Repubblica titolava: "Un camion carico di spranghe e in Piazza Navona è stato il caos".
L’articolo racconta cose ai limiti dell’assurdo, "squadristi" di destra che prendono a bastonate gli "antifascisti" e la polizia che sta a guardare perché "i violenti sono quelli di sinistra", insegnanti sessantenni in mezzo ai cortei che si sentono in colpa per aver portato i propri studenti in mezzo alle risse, "pensavamo fosse un corteo pacifico".


Qualcuno si è reso conto che stiamo ancora parlando di fascismo e antifascismo nel duemilaeotto?
Qualcuno si è reso conto che questi che picchiavano urlavano "Duce Duce"?
Qualcuno vuole capire che è anche un problema di cultura?
Qualcuno in questa maledetta Italia vuole alzarsi in piedi e dire che della politica non gliene frega niente e vuole soltanto studiare senza dover fare debiti per pagare le tasse?
Qualcuno lo stava facendoqualcun altro alla fine è riuscito a portarli dove questo maledetto dibattito destra/sinistra voleva portarli:
sulla politica.

E con tutto che questo è un momento storico per l’Italia, perché mai ci si è ribellati ad una riforma con tanta insistenza -soprattutto non negli ultimi 10 anni e soprattutto non per la scuola- dopo tutte queste "belle" notizie c’è una cosa che mi ha fatto incazzare più di tutte…ma tanto da mandarmi il sangue al cervello per circa 4 ore: questa dichiarazione.

E’ ancora una volta un’Italia Orwelliana, bloccata, dittatrice, antidemocratica, manipolatrice, chiusa, superficiale, idiota, mafiosa, ingiusta, anacronistica, speculatrice. Un’Italia che non sa parlare e che zittisce chi lo fa.

Sono molto molto molto incazzata.

Una delle cose tristi della nostra Italia

Ci sono delle cose che sembrano stupide. Ma non lo sono.
E leggere questo di lunedì mattina poco prima di mettersi a preparare l’ennesimo esame parte dell’ennesimo percorso di studio per l’ennesimo tentativo di raggiungere l’ennesimo risultato che ovviamente cozza terribilmente con il già citato articolo…fa davvero e dico davvero passare la voglia di fare le cose.

sarà che non lo conosco bene il diritto…

ma leggo che lo Stato ha potere di TUTELA dei beni culturali che sono sul suo territorio e che sono considerati tali.
Leggo che per la valorizzazione e la gestione ci pensano le Regioni.
Continuo a leggere e mi rendo conto che "per tutela si intende ogni attività diretta a riconoscere, conservare e proteggere i beni culturali e ambientali" e che le "attività di tutela sono competenza legislativa esclusiva dello Stato".
Poi la mia mente torna indietro ad una
puntata di Exit  sul degrado di Pompei.
Penso a quanto potrebbe essere prima di tutto TUTELATA (dallo Stato) e poi VALORIZZATA e GESTITA (dalle Regioni), e a quanto invece tutti questi meravigliosi soggetti come sempre chiudono un occhio, poi quell’altro, e alla fine, se vengono chiamati in causa, si girano anche dall’altra parte.
E, come direbbe Crozza o meglio ancora la Montessori, "NON CAPISCO LA RELAZIONE"…se qualcuno di voi la capisce si accettano delucidazioni a riguardo.

Post di ieri sera

Ore 2 e zero zero. Fuori: notte.
Stasera la televisione mi ha stupito.

Il programma è Il miglio verde (la7 ogni domenica alle 23.30) e l’argomento trattato è la pena di morte.
Non voglio soffermarmi (anche perché lo ha fatto fin troppo bene il programma) sui dettagli della situazione attuale nel mondo a proposito della pena id morte.
Né voglio soffermarmi sulla sua disgustosa ingiustizia.
Una cosa, però, mi ha colpito. Tanto da farmi mettere al pc alle due di notte a scrivere di un sentimento, purtroppo, poco “trattato” dai media: la solidarietà tra gli uomini.

Solidarietà Ë quello che mi viene in mente nel vedere una persona che decide di iniziare a scrivere ad un condannato a morte che forse non incontrerà mai,
soltanto con l’idea di stargli vicino, di fargli sentire il suo appoggio.

Ma forse non è corretto chiamarla solidarietà.
Forse la parola giusta è Amore.
Non quella parola o quel sentimento abusati nel tempo, un’altra forma di Amore: quello per gli uomini, quello per la vita.
Quella forma di Amore che ti fa vivere insieme alla persona che Ami la sua sofferenza, il suo senso di vuoto, il suo sentirsi annientato.
Scegliere di vivere un’amicizia è un impegno.
Farlo a distanza é ancora più difficile.
Se poi sai che dall’altra parte c’è una persona che ha i giorni contati, beh allora la scelta Ë decisamente pi˘ dura.
Ancora adesso, mentre scrivo, mi è difficile concretizzare l’idea che in questo mondo esistano contemporaneamente persone capaci di dormire tranquille dopo
aver condannato a morte una persona e persone cqpaci di sacrificare un pezzo della propria vita
per qualcuno che nenache conoscono, che neanche sanno se colpevole o meno e di cui non hanno, a volte, neanche visto la faccia.
Scegliere di iniziare un’amicizia con una persona nel braccio della morte significa scegliere di regalare qualcosa di meraviglioso ad una persona che ha perso la propria libertà, la propria famiglia e la propria vita. Questo qualcosa è la sensazione di sentirsi ancora un essere umano.
Una Persona che ha ancora il diritto di pensare, raccontare e condividere le proprie paure e le proprie speranze.
23 ore in una cella (posso soltanto immaginarlo) ti disumanizzano.
L’assenza di contatto fisico di qualunque tipo ti disumanizza.
La consapevolezza di non poter parlare con gli altri ti disumanizza.
E una lettera, in questi casi, aiuta.
Si potrebbe obiettare con (molta) cattiveria che magari queste persone che scrivono ai condannati lo fanno per se stesse, per sentirsi meglio, perché
sanno che stanno aiutando qualcuno. Ma a quel punto ci sarebbero molti altri modi meno impegnativi e meno dolorosi per soddisfare questa forma di egoismo.
Non credo sia questo il caso.
Non lo credo perché penso che dopo dieci anni di lettere non sia una questione di egoismo, ma di Amore.
Non lo credo perché queste persone non prenderebbero un aereo per il Texas dall’Italia per una questione di egoismo.
E soprattutto non lo credo perché, per una volta, voglio credere a quello che ho visto.
Ho visto dall’esterno la più bella forma di Amore che gli uomini sono in grado di provare.
E, sinceramente, sono contenta di averla vista in un programma di attualità, e non in una fiction.

Dalla mia esperienza “giornalistica” ho imparato soprattutto una cosa sul giornalismo: cerca la storia che vuoi raccontare.
assicurati che sia vera.
smembrala.
analizzane le parti.
documentati su ogni suo aspetto.
Masticala.
Ingoiala.
E sputala fuori.

Per una volta ho visto fare questa cosa in un programma televisivo…Rula Jebreal: grazie.

Sveglie futuristiche

Ebbene si, non ci avremmo mai pensato, ma alla fine la tecnologia qualcosa che difenda il nostro Sacrosanto Sonno l’ha inventata: le biosveglie.
In pratica si tratta di sveglie che stabiliscono quale sia l’ora perfetta per svegliarsi, analizzando baattiti cardiaci, luce solare e quant’altro.
Proprio in questo 2007 di insonni come me che alle 00.48 invece di andare a letto si mettono a scrivere su un blog. Proprio in questo duemilasette di nottambuli drogati di internet. Proprio adesso che nelle nostre notti insonni abbiamo qualcosa da fare…Ma ci pensate a tutti quelli che 20 anni fa non avevano internet per distrarsi dalle proprie crisi nottambule?! E’ anche vero che potevano mettersi a leggere un po’, a guardare il mitico Marzullo con le sue mitiche domande da un milione di dollari tipo "
La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?" che te ne andavi a dormire chiedendoti se eri più idiota perché continuavi a farti quella domanda oppure perché guardavi Marzullo per addormentarti.
Beh, nonostante ci sia internet e i blog e msn e le varie cose che ci aiutano a sconfiggere l’insonnia, Marzullo resta comunque lì, come una sicurezza. Sai che c’è. E questo ti aiuta a continuare ad ascoltarlo nonostante il programma inizi con quell’ "è notte alta e sono sveglio" eccetera eccetera…che ti fa venire voglia di prendere il muro a testate.
Insomma io la biosveglia non ce l’ho e non so se funziona…ma a giudicare dai sogni che faccio e dal numero (molto basso) di ore che trascorro a dormire… mi piacerebbe tanto sapere a che ora suonerebbe domani, dato che quella normale trillerà tra 7 ore e sono ancora qui a scrivervi…
Buonanotte 🙂

E anche questa è l’Italia

Che l’Italia è strana, penso lo continuerò a ripetere all’infinito, soprattutto in quanto cittadina di questo strano Paese.
Fatto sta che ci sono modi e modi di raccontare un incontro con un politico e poiché di cose alle conferenze ne succedono tante io ci provo a raccontarne un po’.

L’incontro è quello di oggi pomeriggio con Walter Veltroni.
Le cose strane sono le più svariate affermazioni che gli spettatori delle conferenze fanno mentre il politico di turno parla.

Verso la fine dell’argomento Alitalia, dopo che per circa 20 minuti Veltroni ribadiva la questione finanziaria grave della compagnia, l’esigenza di chiamare un advisor che ne delineasse problemi e soluzioni per poterne creare le condizioni di vendita,  la mia attenzione viene catturata  dall’esclamazione di un signore accanto a me, che a voce anche abbastanza alta esclama: "Ma checenefotteannoi dell’Alitalia?".
Evvai, evviva l’imprenditoria italiana. Evviva l’interesse per la nostra economia.
E anche questa è Italia.

Chiuso l’argomento compagnie aeree si passa alla formazione del Partito Democratico.  Impossibilitata all’ascolto  dai miei precedenti "vicini" mi sposto più avanti per poterci capire qualcosa di quello che succederà nei prossimi mesi. Nuovo posto, nuovo vicinato. Ovviamente un altro signore, questa volta  un tizio distinto in giacca e cravatta,  con forte accento siciliano  esclama a voce alta al suo amico: " Ecccerto che non lo voto,  neanche se mi paga". Ovviamente l’amico  gli chiede "Ma come? Finora  facevi segno di si con la testa mentre parlava?" e lui "Che c’entra? Se poi m’inquadddrrano in televisione che figura ci faccio a dire di no?".
Ancora una volta evviva. Evviva la Tv che ha sempre la meglio su tutto, anche sull’apparente spontaneità delle annuizioni.
Ancora una volta anche questa è Italia.

Mentre sto per andare via mi fermo a guardare un giornalista locale che intervista un ragazzo per chiedergli il suo parere sul convegno.
Domanda "ti ha convinto Veltroni con i suoi discorsi?"
Mi avvicino per sentire la risposta. Il siciliano alla mia destra (vedi sopra) mi ha appena calpestato il piede e me lo ritrovo davanti che inizia a parlare in siciliano stretto. Il tempo di sfoderare il sorriso a 45 denti di chi da una parte bestemmia per il dolore e dall’altra non capisce assolutamente nulla di quello che le stanno dicendo, e mi rigiro.
Troppo tardi. Giornalista impomatato, cameraman e intervistato erano spariti.
Non so cosa si siano detti. Ma so che il piede mi fa ancora male.
Per una volta un po’ di sano amor proprio. Ecchissenefrega dell’intervistato.
E anche questa è l’Italia.