Mi piace il verbo sentire…
sentire il rumore del mare, sentirne l’odore…
sentire il suono della pioggia che ti bagna le labbra, sentire una penna che traccia sentimenti su un foglio bianco…
sentire l’odore di chi ami, sentirne la voce e sentirlo col cuore…
sentire è il verbo delle emozioni, ci si sdraia sulla schiena del mondo e si sente.
[Alda Merini]
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Let’s see
Don’t know from where I should start…
Maybe I do, actually.
Hold on a minute.
So the first news, as you can see, is that I started blogging in English, which I don’t know if it’s the right thing to do, but it certainly helps keeping me on my toes and it keeps a track of my written English (whether this is a good thing or a stupid idea, Gosh knows).
The second news is linked with the reason why I am writing English and the reason is that I finally managed to move abroad. No, sorry, not just abroad.
I finally managed to move to London.
Now, whoever knows me or has been reading this blog from the beginning knows that living in London has always been my life dream. And so the fact that I actually found the courage to make the move and do it is more than a news, it’s actually the news.
Said that. No, I don’t have a job yet. Yes, I am desperately looking for one. No, the situation is not as good as all Italian people think it is.
I am applying to basically everything I can find in my sector, and it’s not easy.
I am not complaining, I swear. I am just warning you. Somewhere else in the UK is surely easier to get a job than in London.
But, as far as I am concerned, I can’t help keep trying here.
Third news…
After four years I am not in a relationship anymore.
For many reasons. But the important bit of information related to the above mentioned, is that I can say that now I feel c o m p l e t e l y f r e e to live my life as I like and to look for h a p p i n e s s in every secret corner of it.
The mantra of the moment is:
“Life will give you whatever experience is most helpful for the evolution of your consciousness. How do you know this is the experience you need? Because this is the experience you are having at the moment.”
Eckhart Tolle, A New Earth: Awakening to Your Life’s Purpose
Yes, Tolle is keeping me company in these days of change. And I have to admit that even if I was a bit “confused” when I started reading, now I can state without hesitation that it is definitely the best book to read if you are in a moment of important changes in your life.
Everything is experience, we all knew that.
Whatever happens, it will help us to be what we need to be. And we won’t necessarily know what we need to be/become.
Whatever happens, we just need to be. Present.
So, apparently, this is my experience now:
London.
Freedom.
Peace. Could I ask for more?
Il mio augurio per te oggi
Il mio augurio per te è oggi è che tu sia in un posto felice.
Forse il mio augurio per te oggi è semplicemente che tu sia.
Dicono che sia molto comune diventare religiosi dopo un lutto. Ma come sempre per me è un caso a parte. Io non sono mai stata completamente atea prima e non sono diventata totalmente religiosa adesso.
Ho sempre creduto che qualcosa esistesse, seppure in qualche forma molto indefinita. La differenza è che adesso credere è diventato semplicemente un bisogno.
Quindi il mio augurio per te oggi è che tu sia da qualche parte in qualunque forma e che da quel luogo riesca a vedermi.
Perché mi rattrista il pensiero che tu ti perda le avventure dei miei ultimi 2, quasi 3, anni.
Non che siano avventure di chissà quale calibro, ma una madre, dicono, ha molto a cuore il futuro dei propri figli. E quindi mi rattrista che tu non sappia che, in qualche modo, sto seguendo le tue orme e che in quelle scuole inglesi penso spesso a quale sarebbe il tuo commento davanti a qualcuno che non lava la propria tazza con il sapone.
Mi rincuora, invece, poter credere che in qualche modo mi vedi. Che segui i miei percorsi e che, quando sogno, i tuoi consigli siano consigli veri, in qualche modo frutto di un’attenta osservazione.
Mi rende serena il pensiero che il tuo portarmi a Londra per mano in un sogno sia stata metafora di un futuro che si è verificato davvero. Che in quel momento mi stavi dando una direzione che per qualche strana ragione non ho faticato affatto a prendere. E su cui oggi sto decidendo di basare la mia intera vita futura.
Poi, certo, i più cinici direbbero che tutto questo non esiste, che è una mera proiezione mentale, che sto semplicemente cercando una giustificazione alla mia partenza, perché alla fine, chi resta, resta e ad andare via sono io.
Direbbero che i sogni sono una proiezione dei nostri desideri e che se il nostro desiderio è partire, ma c’è qualcosa che ci frena a farlo, prima o poi potremmo fare un sogno che dia una soluzione al nostro freno e che diventi una spinta in più a perseguire il nostro obiettivo.
Come dice Ralph Messenger, personaggio principale del libro che sto leggendo in questo periodo “Thinks…” a proposito del cervello e dell’anima:
“Everything that processes information [is a machine].
People go on stubbornly believing that there is a ghost in the machine however many times scientists and philosophers tell them there isn’t.”
David Lodge
Le scienze cognitive molto probabilmente hanno ragione e in futuro riusciranno magari anche a dimostrare l’inesistenza dell’anima o dell’aldilà.
In fondo ci sono giorni in cui anche io la penso così.
Ma oggi non è uno di quei giorni. Oggi, come tutte le seconde domeniche di maggio e tutti i 24 novembre o i 15 luglio e le feste comandate:
“Voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi,
voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridi…” Francesco Guccini – Canzone Per Un’Amica
E’ questo il mio augurio per te oggi: “che ancora mi ascolti e che come allora sorridi”.
P.S. Per chi non se ne fosse ancora ricordato oggi è la Festa della Mamma.
Google ha realizzato un doodle apposito per l’evento. L’immagine che segue è stata realizzata con quel doodle. Il disegno che viene fuori alla fine è molto casuale.
Ma è una strana coincidenza: mia madre adorava gli elefanti.
Doubts and decisions – E se poi va male che faccio?
“Forse la domanda che ti suonava in testa era: ‘e se poi va male che faccio?'” A.T.
E’ inutile starsela a raccontare. Quando si tratta di prendere delle decisioni ce la facciamo tutti addosso. Ci vengono in mente le scuse più banali a seconda dei casi.
Dobbiamo decidere quale università fare? Ci assilliamo con cose tipo: “troppo lontana, troppo costosa, gli amici non ci vanno, i genitori non vogliono, la città è troppo grande, le materie sono troppo difficili, troppo facili, troppo insignificanti…
Dobbiamo scegliere se aderire ad una proposta di lavoro? Allora via al repertorio dell’insicurezza: non fa per me, non mi prenderanno mai, non sarei capace, non sono portato…
E così via all’infinito a raccontarci che “evidentemente non siamo pronti”.
Come ho detto ad una cara amica ormai una ventina di giorni fa:
“Il punto non è ‘perché’ non eri pronta. Ma se stai facendo qualcosa per esserlo. E soprattutto se vuoi ancora essere pronta per cose come quella.” A.T.
Perché spesso quel tempo che impieghiamo a prendere la decisione fatidica non ci accorgiamo che ci sta già cambiando, e che alla fine di tutte le analisi dei pro e i contro dobbiamo comunque rifarcela quella domanda e accettarne la risposta. Accettare che se abbiamo cambiato idea non è necessariamente per codardia, stupidità o incapacità decisionale, ma semplicemente perché non siamo più chi credevamo di essere.
Crediamo di sentirci bloccati da fattori esterni, da persone, cose, situazioni, fatti. In realtà siamo noi il peggiore ostacolo al nostro stesso cambiamento.
“Non sono i posti che ci fanno sentire imprigionati, siamo noi che siamo imprigionati in noi stessi. E finché non iniziamo a far qualcosa dentro di noi non cambierà mai un cazzo.” A.T.
Dicevo anche questo alla mia amica, quando, dando voce ai pensieri, pensava di essere bloccata. Forse tutti noi ad un certo punto smettiamo di chiederci cosa vogliamo davvero. Smettiamo di anteporre la propria felicità alla felicità dei propri cari, non considerando che i nostri cari sono i primi a volere la nostra felicità.
Io in quest’ultimo periodo ho scelto di rinascere dalle ceneri. Di fare un enorme scatolone ed infilarci dentro tutte le cose che mi appesantiscono, tutti gli episodi che mi hanno deluso negli ultimi 3 anni, tutto ciò che non mi rappresenta più e lasciarmelo alle spalle. Dopodiché fare una raccolta di tutto ciò che ad oggi voglio tenere ancora e portare con me e cercare di partire.
Sì, dico cercare di partire, perché potrei sempre cambiare idea una volta finito di fare lo zaino.
Nel frattempo sono due i mantra che mi ripeto nella testa. Il primo è una citazione di Mark Twain:
“Twenty years from now you will be more disappointed by the things that you didn’t do than by the ones you did do. So throw off the bowlines. Sail away from the safe harbor. Catch the trade winds in your sails. Explore. Dream. Discover.”
La seconda è la canzone con cui ho iniziato questo lunedì:
Leaving Here – The Who (cover dei The Birds)
Buon ascolto e buona giornata a tutti
Ultime letture
Ginsberg è poesia allo stato puro.
Non si può leggere Urlo senza sentire la voglia di urlare e non si può leggere Kaddish senza sentire l’esigenza di piangere. La musicalità delle parole è così perfetta da lasciare senza fiato. E poi la Verità in quello che scrive. Kaddish è davvero il lamento collettivo di tutti quelli che hanno vissuto anche solo in piccolissima parte quello che ha vissuto lui. Non si può scrivere in modo felice dopo aver letto Ginsberg. E’ come provare a cantare i Queen dopo aver sentito Freddy Mercury, o giocare a tennis dopo aver visto una partita di Federer vs Nadal. Chi l’ha letto sa i cosa parlo. Per chi non l’ha ancora fatto vi posto un pezzo del Kaddish in inglese sperando di incuriosirvi un pochino. [Da leggere preferibilmente ad alta voce per sentirne il ritmo.] Strange now to think of you, gone without corsets & eyes, while I walk on the sunny pavement of Greenwich Village.
Allen Ginsberg – Kaddish, (part I). |
Ma che colore ha…
una giornata uggiosa.
Oggi va così. Pomeriggio libero e ovviamente giornata uggiosa ne consegue.
Ho passato un po' di tempo a leggere le cose scritte tempo fa prima di convincermi a scrivere di nuovo.
Devo dire che non so da dove cominciare…ho scritto meno di niente ultimamente, su questo blog soprattutto, limitandomi a qualche recensione di film o libro…
Provo a tornare in me per un attimo e a scrivere un pochino di più.
N. libri sul comodino 2: "L'intelligenza emotiva" di Goleman e "Vendita Galline al Km 2" di Busi.
N. giorni che mancano alle ferie 2: ai quali seguirà una stupita ed incredula sensazione di nullafacenza per giorni q.b. prima di partire per la Spagna.
Ultimo film visto al cinema: Harry Potter e i doni della morte II parte (indiscutibilmente brutto)
Ultimo film visto al pc: La guerra dei Cloni, al quale seguiranno gli episodi di tutta la serie di Star Wars, giusto perché mi vergogno ad essere arrivata a 27 anni senza averlo ancora visto..
N. poster e/o varie ed eventuali attaccati alle pareti della camera di casa nuova: zero.
N. Momenti creativi nell'ultima settimana: 1: l'attuale, quindi immaginate quanta creatività nelle vene…
Insomma va tutto così così…barcollante arrivo a fine settimana dopo aver assorbito nervosismi e scleri di un luogo di lavoro sempre più saturo di malcontento.
Mi sento sempre di più come se fossi in treno, seduta sulla mia poltroncina a vedere il mondo passare fuori dal finestrino mentre faccio finta di ascoltare con più o meno attenzione i discorsi di chi mi sta di fianco.
E nel frattempo il tempo, la vita, passano e scorrono veloci lontano da me, prima che riesca ad accorgermene è già lunedì e ho passato il weekend a fare le pulizie, una lavatrice strapiena, o a vedere un brutto film al cinema.
Ho perso la bussola, non trovo davvero più la rotta.
Sarà forse l'effetto lavoro quando fai un lavoro che non ti soddisfa affatto da nessun punto di vista se non da quello economico?
Forse è così. Forse le persone disilluse che prima guardavo con stupore ora includono anche me.
Ma non voglio pensare che sia normale, non voglio credere che il cinismo, il malcontento e le frustrazioni siano il prezzo da pagare per il raggiungimento dell'età adulta.
Mi voglio autoconvincere che non possa essere così. Che cambierà questa sensazione di stallo. Ma solo se sarò io a farla cambiare.
Il Maestro e Margherita
Bulgakov è un genio…insomma lo so, l'ho detto anche di Hornby, spero che non se la prenda a male che uso lo stesso aggettivo anche per Bulgakov -non credo proprio!-.
Comunque… allora, libro strano, all'inizio sembra di leggere una roba super-esoterica, poi ti fai prendere dalla storia, poi non capisci dove vuole andare a parare, poi ad un certo punto inizi a chiederti cosa cazzo stai leggendo che è troppo assurdo, e continui perché vuoi capire se riesce a continuare ad essere così assurdo mantenendo un filo logico, poi….alla fine….capisci che ci riesce e continui perché vuoi capire come finisce la storia.
Poi la storia finisce…e ti lascia con mille pensieri su qualunque cosa e argomento: Dio, la vita, l'amore, la scrittura, la libertà, la morte, i desideri, le passioni…tutto…questo libro è il mondo..condensato in un libro.
Il castello errante di Howl e varie ed eventuali
Il castello errante di Howl è uno dei più bei film di animazione esistenti al mondo.
Anzi, no.
Il castello errante di Howl è uno dei film più belli esistenti al mondo punto e basta.
Non si può ben spiegare come e perché, ma proprio come il tema di cui tratta…è una magia.
Inutile dire che devo assolutamente e dico ASSOLUTAMENTE leggere il libro, che pare essere di tale Diana Wyne Jones (perdonino la mia ignoranza appassionati, conoscitori ed entrambe le cose).
Detto questo mi potete dire perché un libro del 1986 (ne parlo per partito preso dando per scontato che sia fantastico -e non in senso di fantasy- come il film) non è mai emerso tra noi poveri comuni mortali prima che ci facessero il Film???
Cioè sicuramente per molti esperti del settore fantasy sto bestemmiando, ma insomma voglio dire….
Cioè noi comuni mortali abbiamo Harry Potter… e Le Cronache di Narnia…e Il Signore degli Anelli, che senza dubbio per gli appassionati sono indiscutibilmente migliori -forse- di questo…ma il punto è "questo".
E cioè i mitici anni 80.
Cioè ma cosa saremmo noi oggi senza gli anni 80?
E pensateci un po'… Le Cronache di Narnia e Il Signore degli anelli sono entrambi stati scritti negli anni '50.
Quindi facciamo un breve calcolo: 50 più 30 fa 80 che più 30 fa??
2010!
Inizio a sviluppare una teoria circa la trentannalità del genere fantasy, o perlomeno del successo del genere fantasy nel pubblico mainstream.
Ci pensate?
E che ne sarà di noi nel 2040?
o meglio cosa ne sarà di ciò che scriviamo oggi. Ci faranno dei film tra 30 anni?o tra 60?
Domande dovute alla mia ignoranza.
Se c'è qualcuno preparato che si è trovato a leggerle è pregato vivamente di sputtanare tutte le incongruenze di questo pensiero. Per il momento mi piace pensare di aver scoperto qualcosa.
'Notte.
Non buttiamoci giù
Non buttiamoci giù è – per chi non lo sapesse – un libro di Nick Hornby parecchio strano.
Ed è anche il libro che ho finito di leggere una settimanella fa e che mi ha lasciato un po' stupita sul finale.
E' anche il libro che ho comprato in aeroporto mentre tornavo a casa per le vacanze di natale, nonostante in quel periodo stessi cercando già di finire tre libri contemporaneamente e che, tra parentesi, non ho ancora finito.
Perché Hornby può piacere o non piacere come genere, ma una cosa su di lui non si può negare: è un genio.
Fa parlare, pensare, vivere ed agire quattro persone diametralmente opposte tra loro facendone venire fuori le differenze semplicemente attraversandone il lessico, le parole, il linguaggio, lo slang, e utilizzando ogni espediente linguistico possibile pur di renderle sinceramente come sono. Ad un livello tale da sembrare uno schizofrenico della lingua e dei pensieri. – in senso positivo ovviamente -.
C'è chi, non a torto, potrebbe obiettare che scrivere, e anche leggere, la storia di quattro sfigati che vogliono buttarsi da un tetto la notte di capodanno sia abbastanza deprimente. E sta anche in questo la bravura di Hornby, nel raccontare il perché dell'ingiustizia della depressione. Il perché dell'assoluta necessità di cercare di essere felici restando al mondo nonostante tutto.
Insomma un gran bel libro, non fosse per il finale un po' non-finito, ma che forse è l'unico finale possibile per non apparire scontato.
Tante stelline per Hornby, dunque, e tanta curiosità di leggere altro.
Riflessione politica…
1984 è un romanzo scritto da George Orwell ed ispirato alla dittatura stalinista.
I tre slogan alla base del “Partito” presente nel libro sono:
La guerra è pace
La libertà è schiavitù
L’ignoranza è forza
Dal momento che noi mandiamo forze militari “in missione di pace”, che se non vuoi vivere per sempre in galera devi sottostare ad una politica di Governo deprimente e che per diventare qualcuno qui devi essere veramente ignorante…In Italia valgono tutte e tre le cose.
Ma. Non abbiamo Stalin al Governo. Eppure. Non c’è differenza. Nella teoria non c’è differenza.
Ne La distinzione. Critica sociale del gusto Bourdieu afferma che alla base del comunismo ci sia uno Stato che gestisca le principali industrie del Paese…
Noi ce l’abbiamo uno Stato così…
peccato solo che abbia un Governo di destra.