la caducita’ fa parte dell’essenza stessa dell’arte

In pratica:

Un ufficio anonimo di un’universita’ di medicina si e’ trasformato per un mese in un bar sud-americano.
Ora, a festival finito, sta tornando ad essere un ufficio anonimo.
Le sue pareti arancione acceso decorate con simboli maya sono di nuovo coperte dal bianco anonimo degli uffici.
Tutto torna ad essere come un mese fa.
E mentre sei li’ a fissare il bianco sui muri ti rendi conto che stai cancellando il lavoro fatto finora.
Ma non il risultato.
E’ in questi momenti che mi rendo davvero conto di quanto le cose belle siano temporanee,e forse e’ proprio questo che le rende ancora piu’ speciali.
Perche’ te ne torni a casa arricchito, con la sensazione di aver creato un’illusione, un sogno che, concretamente, e’ sparito per sempre.
Ma che come esperienza ti restera’ sempre dentro, come le persone con cui hai lavorato ogni giorno, come gli applausi, come i sorrisi, come gli spettacoli, come ogni singolo attore, come le emozioni, come la pioggia di questa citta’, come le crisi, come gli abbracci, come la stanchezza, come l’energia, come la rabbia, come l’affetto, come il profumo dei pancakes la mattina…come un marchio indelebile che condensa in se’

ogni

singolo

attimo

vissuto

qui.

And even if it’s over, it won’t be.

It’ (wa)s a wonderful day

Solo un giorno voglio raccontare per ora. Quello di ieri.Rende perfettamente l’idea.
Uscire la mattina nella pioggia sottile inglese, sentirla sul viso come una dolce delicata sveglia. Prendere i giornali leggerli per strada e sentire una voce che ti chiama da un baracchino verde che vende caffe’. E’ un amico che fino a ieri non sapevi di avere, un conoscente diventato tuo amico dopo averti regalato un meraviglioso muffin fatto in casa dalla sua ragazza, appena sfornato.
Correre in ufficio in ritardo, trovare allegria, caffe’, the e pancakes pronti ad aspettarti.
E sfogliare recensioni, e correre ad attaccare stelle sui poster felice per chi le 4 o 5 stelle se le e’ meritate davvero. E parlare con la gente, sapere che l’artista con cui hai parlato per caso ad una mostra durante il tuo afternoon off si esibira’ dove tu lavori grazie a te…
E ricevere una sua mail di ringraziamento.
E scappare a vedere spettacoli perche’ devi.
E tornare in ufficio per cucinare la carbonara per tutti. [Cucinare per 40 persone e’ un’esperienza indimenticabile, specialmente se sei da sola e ti riesce.]
E raccogliere abbracci di gratitudine da tutti.
E ritrovarsi al tavolo a giocare a Never have I ever per svelare e scoprire i segreti degli altri e flirtare con chi ti sembra interessante.
E finire la serata a ballare i The Cure loudly totalmente ubriaca come e con tutto lo staff.
E alzarti la mattina con 4 ore di sonno e ancora tanto alcohol in corpo, ma definitely, absolutely, totally happy.

If you want to ask me about all the rest…I don’t care anymore.

StarSWar

Non posso non fermarmi a riflettere su di una cosa.

Che la stampa nel Regno Unito abbia un peso immenso non e’ una novita’.
Fatto sta che quando ti ritrovi a lavorare per un Festival ti rendi conto che la frase ha un peso immenso acquista un significato ben preciso.
Gli attori temono le recensioni qui. Sicuramente in Italia e’ lo stesso, ma sento che qui la tensione si taglia con il coltello.
Non puoi dimenticarti niente a proposito della stampa.
Tutti leggono, nessuno escluso. 
Gli attori se dimentichi di attaccare una striscia di stelle anche su di un solo poster ti si fiondano in ufficio per chiederti spiegazioni.
E’ una guerra..
Una guerra tra chi ha piu’ stelle sui poster. La gente le guarda e si fida.
Ho visto spettacoli bellissimi non vendere neanche un biglietto finche’ le magiche 4 stelle sul poster non hanno portato il soldout in meno di 2 ore. Pazzesco.
Sara’ il numero degli spettacoli che porta tutto questo?

Forse e’ normale.
Voglio dire, con tutti gli spettacoli che girano ad Edimburgo in questo periodo non e’ facile stabilire cosa vedere, e se ti fidi dei giornali (cosa che qui, diversamente dall’Italia, accade) ti fidi delle magiche stelle che vedi apparire sui poster.
Possibile argomento di tesi?
Forse scontato…non so…si accettano suggestions..
Certo e’ che le recensioni che escono ogni giorno sono tantissime.
Ma davvero tantissime.

Tempo.

Nel senso di weather.
La pioggia che amo, quella immensamente sottile, talmente sottile che ti sembra di camminare in una nuvola, che ti bagni e non sai perche’, ma e’ cosi’ bella che non riesci a lamentarti.
La pioggia che odio, quella che ti sommerge a secchiate, da ogni lato, quella che ti fa domandare perche’ cazzo all’ultimo momento hai preferito portare l’ombrello piuttosto che l’impermeabile. Quella che ti inzuppa le scarpe a tal punto che ti sembra di camminare in un’infinita pozzanghera. Quello che non puoi vedere, ma puoi sentire nel senso di touching.

Tempo.

Nel senso di time.
Quello che manca, quello che corre, quello che non si ferma mai o quello che si ferma nel momento sbagliato.
Quello che sto trascorrendo qui, quello che ho trascorso a Londra, quello trascorso in Italia.
Quello prezioso, quello che significa “ricordo” quello di cui e’ difficile dimenticarsi, quello che speri di vivere ancora. Quello che non puoi vedere, ma puoi sentire nel senso di feeling.

Tempo.

Nel senso di tempo.
Quello musicale, quello che e’ nelle parole quando leggi, reciti, canti, suoni, quello che ti fa capire il senso di una frase e quello che ti fa tiptatare con le dita su ogni tavolo quando senti un ritmo che ti coinvolge. Quello fatto di crome e semicrome, minime e semiminime, quello fatto di note, accordi, suoni e pentagrammi. Quello che non puoi vedere, ma puoi sentire nel senso di listening to.

Io amo decisamente la lingua inglese.

 

Questo post era nato diversamente, parlava di Edimburgo e del mio primo giorno qui, l’avevo scritto venerdi’ scorso. Poi la connessione e’ caduta, il pc me l’ha ingoiato e non sono stata in grado di riscriverlo com’era, per cui ho cambiato totalmente argomento.
E forse questo mi piace di piu’.

…a mix between Keira Knightley and Natalie Portman

Procede la vita scozzese…a malapena trovo il tempo di mangiare o di andare in bagno…
In effeti inizio a capire perche’ sono stati inventati i bisogni degli uomini: per evitar loro di lavorare ininterrottamente 24 h al giorno!

Pero’ devo ammettere che sto vivendo un’esperienza che non dimentichero’. Ancora una volta come durante il mio primo tirocinio sono in una situazione in cui l’ufficio (stampa in questo caso) mi e’ finito nelle mani e devo cercare di gestirlo al meglio praticamente da sola.
E arranco…ma funziona…ancora un po’ a rilento, ma si tratta di prenderci la mano, soprattutto si tratta di costringere qualcuno che e’ senza fare niente a fare le cose per te…e chi mi conosce sa bene che dare ordini non e’ mai stato il mio forte.

Per cui sto imparando…tanto.

Non e’ il genere di post che mi sarebbe piaciuto scrivere questo, ma per ora non ho energia di scrivere altro e tanto per cambiare sono in ufficio, quindi non sono molto ispirata!

Alla prossima…