Che tanto…

“Sai scrivere, non mollare”, diceva il mio professore di giornalismo ormai quasi 10 anni fa.
“Sai scrivere, non mollare” dicevano i miei primi tutor di stage che cercavano di incoraggiare la mia totale incapacità di fidarmi di me stessa.
“Sai scrivere, non mollare” diceva mia madre dopo aver letto uno dei miei primi racconti.
“Sai scrivere, non mollare” diceva il mio professore di latino al liceo.

“Scrivi. Non mollare”, dico io a me stessa oggi, forse per ricordarmi di quelle parole, o per riempire questo post senza lasciarlo in sospeso come ho fatto troppe volte negli ultimi anni.
E’ che con la scrittura sai dove cominci (a volte neanche quello), ma non sempre sai dove ti porterà. Quindi quella volta che il dubbio ti assale e ti senti senza una direzione…semplicemente lasci stare.

Io non voglio arrugginirmi così, non voglio ritrovarmi tra vent’anni davanti ad uno specchio a pensare “beh, dicevano pure che sapevi scrivere…ah se ci avessi creduto solo una volta”. No.

Penso che non ci deve interessare il nostro livello di bravura nello scrivere, ma la nostra esigenza di farlo. E lo scrivo per me, ma soprattutto per tutti quelli che si trovano nella situazione in cui ogni volta che pensano di voler scrivere un articolo, un romanzo, un racconto o anche soltanto il primo post di un blog, si fermano ad ascoltare quella vocina sfigata che dice loro che viviamo in un periodo in cui ormai scrivono tutti,

che tanto è inutile,
che tanto è tardi,
che tanto è presto,
che tanto non serve a niente,

che tanto…

A chi sente ancora quella vocina io dico di provare a mandarla a cagare e continuare a scrivere.
Ancora cinque minuti. Ancora uno.
Che tanto quella vocina sfigata…resta soltanto una vocina sfigata.