Per la serie a volte ritornano

Ripensavo al Conservatorio oggi.

A quando per paura dei giudizi degli altri non sono riuscita a vivermi appieno una cosa che amavo profondamente.

E alla fine è proprio questo il punto.

Il “punto” è che quando in gioco c’è una cosa che ami non ti puoi fermare a pensare.

E i più cinici diranno che questa è una gran cazzata e che in tutte le cose devi metterci cervello.

I più cinici penseranno che amore non vuol dire irrazionalità. E che anche quando ami devi fermarti a pensare a cosa è bene per te e cosa è male, cosa è giusto e cosa è sbagliato, almeno per te stesso.

Ed io ai più cinici dico di cambiare sito a questo punto. Perché se c’è un rimpianto che ancora oggi mi perseguita è proprio il non essere riuscita a manifestare quanto amavo qualcosa, per paura dei giudizi cinici di chi mi stava intorno. Ed oggi mi ritrovo con una chitarra in mano a pensare che forse doveva andare così, o forse no, ma la verità è che come sarebbe andata non lo saprò mai, per colpa di una razionalità non mia, ma dalla quale alla fine mi sono comunque lasciata sopraffare.

Ed ora capisco il senso dell’espressione “lanciare il cuore oltre l’ostacolo”. Lo capisco perché lo sto facendo, perché lo vivo e perché lo sento. Perché altro che ostacolo, il cuore non so proprio più dove l’ho lanciato e non so neanche dove e quando lo ripescherò e se quando ciò accadrà lo ritroverò malconcio o gonfio d’amore.
So soltanto che se c’è una cosa che ami la ami tu.

La vivi tu.

La senti dentro di te.

E gli altri difficilmente lo capiranno. Se lo capiranno tenteranno di disilluderti. Tenteranno di trovarti i pro o i contro delle cose. Perché fa parte di un amico farti vedere gli aspetti razionali delle situazioni. Ma tu, non puoi fermarti a crederci. Ci puoi provare, ma con scarsi risultati. Oppure puoi lanciare il cuore oltre l’ostacolo….

e vedere fin dove arriva…

passo

dopo

passo.

come musica…

Ogni volta che decido di immergermi nella musica è così.
Capita che quando torno al mondo reale poi non riesco a guardarlo con gli stessi occhi di prima.
Fa questo la musica alla mia vita: la plasma; come se fosse plastilina.
Nel senso che quando mi ci immergo porto con me il periodo che sto vivendo, lo faccio rivivere in lei
e poi una volta finito tutto scopro che è diventato qualcos’altro.
E anche se non saprei dire cosa è diventato e in cosa si è trasformato, riesco a vederne comunque la differenza..
di colore, sfumatura, spessore, grandezza…proprio come se fosse una statuetta di pongo.
E’ questo che fa la musica alla mia vita.
E’ un momento così profondo ed intimo con me stessa, così fuori dal mondo, da permettermi di concedermi il lusso, una volta tornata alla realtà, di poter guardare tutto da una prospettiva diversa. Come se fossi un’altra persona.
E ogni volta mi cambia un po’. Ogni volta è come se aggiungesse un gradino in più. Consapevolezza, sensazioni, razionalità, determinazione, energia,
ogni volta è qualcosa di diverso…ma è sempre quello di cui ho bisogno.
Per chi non prova questa sensazione mi è difficile riuscire a spiegarla meglio di così…perché si tratta di un momento che è altro da me e allo stesso tempo è me. E’ un momento in cui la musica, quella che suono, quella che ascolto, quella in cui mi "immergo", diventa una bolla di sapone indistruttibile, che
mi solleva da ogni cosa terrena, ogni cosa che non so spiegarmi, e non come se fosse una via di fuga, ma piuttosto come se volesse soltanto farmi vedere tutto
da una prospettiva diversa…e ci riesce sempre.
Non potrei mai scrivere se non fosse per la musica. E’ il processo stesso che mi permette di assimilare la realtà per poterne parlare in modo più analitico.
E’ per questo che ho voluto parlarne qui, perché se questo blog esiste e vive è anche grazie alla musica…ed è l’ennesima cosa che ho capito suonando.

Ieri mattina ho messo su il mio primo vinile…si, vinile. Il 33 giri del Greatest Hits degli ABBA, seguito dal 33 giri di The Dark Side of The Moon dei Pink Floyd.
Dopo circa vent’anni a casa mia è tornato il giradischi (sebbene sottoforma di convertitore mp3, ma sempre di giradischi si tratta..). E per me che ho tutti i ricordi di Natale legati al vecchio giradischi e alle canzoni in inglese natalizie che i miei mi insegnavano a cantare mentre decoravamo insieme l’albero (vero) con le palline rosse luccicanti (di vetro), poter riascoltare quelle canzoni proprio in questo periodo ha un valore inestimabile.
Sarà che poi comunque la magia del Natale su di me ha sempre un certo effetto, anche se negli ultimi anni non ci sono stati Natali molto felici e spensierati come quelli di un tempo.
Sarà che questo Natale una notizia poco felice, per non dire per nulla, mi è stata sbattuta in faccia per caso e con una mancanza di tatto tale da farmi capire quanto sia imprevedibile la vita e quanto le malinconie e le tristezze che ho provato in questi ultimi giorni alla fine erano soltanto dettagli.
Sarà che poi l’albero finto e le palline di plastica passano in secondo piano e ti fermi a pensare ai genitori e a chi, per un motivo o per un altro, le vacanze non ha potuto, o non ha voluto, passarle con loro, e un po’ ti senti piccola piccola perché tu che ce le passi non lo vivi come un momento bello, ma come una costrizione, una galera da cui fuggire.
E forse basta non pensarci, forse basta viversi le cose per quello che sono, belle se belle e brutte se brutte e stop. Forse tutto questo incubo che sto vivendo, questa spada di Damocle il cui filo bastardo sembra ogni giorno più sottile, serve proprio a farmi tornare un po’ indietro ai momenti in cui il Natale lo amavo davvero e a farmi dimenticare per un po’ il perché non lo amo più come prima.
Non lo so a che serve tutto questo, non lo so come mai l’imprevedibilità della vita sembra che ti si riversi contro quasi sempre a Natale…so soltanto che anche se un giradischi non ti cambia la vita, ed è passato di moda e non lo usa più nessuno…a me riesce ancora a regalare un sorriso. E anche se è malinconico, va bene così.

Can’t help it…

Lines on your face don’t bother me
Down in my chair when you dance over me
I can’t help myself
I’ve got to see you again

Late in the night when I’m all alone
And I look at the clock and I know you’re not home
I can’t help myself
I’ve got to see you again
I could almost go there
Just to watch you be seen
I could almost go there
Just to live in a dream

But no I won’t go for any of those things
To not touch your skin is not why I sing
I can’t help myself
I’ve got to see you again

I could almost go there
Just to watch you be seen
I could almost go there
Just to live in a dream

No I won’t go to share you with them
But oh even though I know where
you’ve been
I can’t help myself
I’ve got to see you again

-Norah Jones-
I’ve got to see you again

Music is the reason why I know I still exist..

Tutti noi abbiamo delle cose che ci fanno star bene. Intendo dire delle azioni, tipo rituali, che quando ci sentiamo giù riescono sempre a risollevarci il morale.
Per me è suonare.
La chitarra ovviamente, dato che il violino non mi risolleva, anzi…

E ieri ho passato dalle 15 alle 23 a suonare.
Anzi, abbiamo passato.
Era una cosa che mi mancava in questa città, la certezza che se avessi avuto voglia di sentire il suono di due chitarre stonate affannarsi dietro le parole della Canzone del Sole avrei avuto una porta a cui bussare.
Ora so che ce l’ho.
So che c’è qualcuno a cui viene da sorridere quando riesce a cambiare dal Fa al re senza sbagliare.
E che si emoziona come me se riesce a fare il ritornello di una canzone che conosce da sempre.
Qualcuno a cui manca il violino come manca a me. Qualcuno che vuole tornare a suonare come lo voglio io.
Qualcuno che impasta la pizza con il palmo delle mani…perché le nocche delle dita sono troppo preziose.
Qualcuno che ti capisce al volo quando ti rattristi per un’orchestra che suona.

Miraggio

Una stazione ferroviaria che diventa locale. Sul lato destro del palco una batteria con percussioni: Marina Rei. A sinistra, con chitarra acustica e basso: Carmen Consoli. Ogni tanto il rumore di un treno che passava di lì quasi x ricordarti che era tutto vero, che non era un miraggio. Ho ascoltato una Geisha che odiava i gatti cantare con tutta l’anima…non era per niente stanca, ma era perfetta in tutto.

coincidenze

Scrivo nel calduccio di questa biblioteca meravigliosa.
Davanti a me un ragazzo che scribacchia su di un quaderno.
Aspetta un attimo…non sta scrivendo parole sta scrivendo
note.
Il quaderno in questione è pentagrammato…
Mentre me ne accorgo sgrano gli occhi e incrocio il suo sguardo per poi ritrarlo imbarazzata.
Si, lo so, non si fa.
Sbircio ancora un po’…sta arrangiando una canzone…
cerco di vedere meglio e leggo il titolo "La bellezza delle cose" Carmen Consoli…
E pensare che stamattina non so per quale assurdo motivo mi sono svegliata con questa canzone in testa e volevo anche postarla..
Poi non dite che le coincidenze non esistono…e l’ho guardato come si guardano i matti.
Si, lo so, non si fa.
Non si sgranano gli occhi quando si guarda qualcuno che non conosci.
Non ci si volta per strada a fissare la gente, eppure succede.
E mi succede quando si tratta di musica.
Quando mi passa qualcuno accanto con la custodia di un violino, una chitarra, uno strumento musicale qualunque.
E più mi rendo conto che non si fa, pù mi rendo conto che non riesco a fermare la mia curiosità.
"ho rischiato di perdere tutto
per non subire"

E alla fine ho subito. E alla fine ho perso.
E alla fine, però, ho anche ricominciato di nuovo. E certo non posso dire di saper suonare come sapevo fare prima. Non posso dire di saper ancora fare Vivaldi, o Tartini, o Kreutzer…però una cosa posso dirla: suonare, adesso, è un mio momento. E riuscire a farlo, male, ma con serenità…è un grande passo avanti.